“Alla mia cara Mehraveh,
è stato il desiderio di proteggere i diritti di molti, in particolare il diritto dei miei figli e il tuo futuro, a spingermi a rappresentare questi casi in Tribunale. Credo che il dolore che la nostra famiglia e le famiglie dei miei clienti hanno dovuto sopportare non sia inutile. La giustizia arriva proprio quando la maggior parte delle persone hanno perso la speranza.
Ciao mio amatissimo Nima,
voglio che tu sappia che come donna sono orgogliosa delle pesanti condanne che mi hanno inflitto e che sono onorata di essere l’avvocata di tanti difensori per i diritti umani. Gli sforzi senza sosta delle donne che hanno lottato per i loro diritti hanno dimostrato che non importa se noi le supportiamo o ci opponiamo a loro, non possiamo più ignorarle. Spero che arrivino giorni migliori.
Maman Nasrin – marzo e aprile 2011”
Queste le parole di una donna, madre, avvocata. Le parole di Nasrin Sotoudeh che scrive dal carcere iraniano di Evin ai suoi figli.
Moltissimi sono gli avvocati che nel mondo subiscono gli effetti della persecuzione, in ragione della professione svolta. Nasrin è una di loro.
In tutti questi casi i diritti umani vengono doppiamente compromessi, sia attraverso la repressione degli accusati di “crimini contro lo Stato”, sia rispetto all’assistenza legale degli accusati stessi, totalmente cancellata.
Nasrin Sotoudeh è stata condannata alla pena elevatissima di 33 anni di prigione e 138 frustate, dopo lunga prigionia, isolamento, tortura e privazione dei rapporti con la famiglia.
Attiva nella difesa delle donne che protestavano contro l’obbligo di indossare il velo e nella pubblica opposizione alla pena di morte, Nasrinha pagato e paga sulla propria pelle la durissima persecuzione dello Stato iraniano in ragione esclusivamente della professione svolta. Vessata, imprigionata e condannata perché avvocata, questo il “crimine” di Nasrin.
Ma non è tutto: Nasrin è una donna prima ancora che una avvocata; il sospetto che la questione di genere abbia aggravato la persecuzione nei suoi confronti non può che essere fondato.
L’Oiad ha pubblicato il 18 giugno 2018 e il 12 marzo 2019 due rapporti sull’avvocata Sotoudeh,imprigionata tra il 2010 e il 2013 e nuovamente arrestata il 13 giugno 2013. Il marito di Nasrin, Reza Khandan è stato condannato nel gennaio 2019 a sei anni di prigione principalmente per aver postato su facebook notizie riguardanti la moglie. L’11 marzo 2019, l’avvocata iraniana è stata informata dall’ufficio di applicazione delle pene della prigione di Evin dove era detenutadella condanna nei suoi confronti. Sette erano i capi di accusa, quattro dei quali basati sulla sua già ricordata opposizione all’obbligo del velo, sostanzialmente qualificata giuridicamente come favoreggiamento alla prostituzione “incitamento alla corruzione e alla prostituzione”…”impegnarsi apertamente in atti peccaminosi”…”apparire in pubblico senza jijad”…”disturbare l’opinione pubblica”.
La notizia della vergognosa condanna di Nasrinha imposto una azione sinergica tra avvocatura, istituzioni, associazioni, enti e società civile,affinchè il suo martirio (perché di martirio si tratta) non sia vano.
La mobilitazione è stata infatti mondiale e l’Ordine degli Avvocati di Milano ha deciso di schierarsi in prima linea, sollecitando la creazione di una rete di sostegno ed intervento.
Il 14 marzo 2019, l’Ordine di Milano ha formalizzato una delibera nella quale, espressaformalmente massima solidarietà alla collega, ha invitato il Governo a proporre la candidatura dell’avvocata Sotoudeh a premio Nobel per la pace. Gli avvocati milanesi hanno inoltre disposto di inviare la delibera alle più rappresentative autorità nazionali e internazionali per sollecitarele stesse ad assumere iniziative politiche e diplomatiche tese ad ottenere l’immediata scarcerazione, nonché a promuovere dibattiti e mozioni parlamentari di informazione sul caso Nasrin e sugli altri casi di avvocati minacciati nel mondo.
Il successivo 11 aprile, l’Ordine di Milano ha deliberato di indire per il 18 aprile una mobilitazione degli avvocati milanesi avanti il Consolato generale dell’Iran per protestare in toga, in segno di vicinanza e solidarietà alla Collega, insistendo nella richiesta di scarcerazione. Alla manifestazione sono intervenute associazioni e rappresentanti della società civile.
Anche sulla spinta della manifestazione al Consolato, il Consiglio Comunale di Milano, su proposta del collega e consigliere Alessandro Giungi , ha assunto in data 15 aprile 2019 la delibera di conferire la cittadinanza onoraria all’avvocata iraniana.
Il Presidente dell’Ordine Vinicio Nardo ha inoltre chiesto ed ottenuto un incontro con il Console Generale dell’Iran Signor Amir Masoud Miri nel corso del quale sono stati affrontati vari temi connessi alla posizione di Nasrin e più in generale ai diritti umani.
Il successivo 19 giugno, la Presidenza del Consiglio Comunale insieme con l’Ordine degli Avvocati e la Camera Penale hanno organizzato un evento a sostegno della collega, nel corso del quale è stato proiettato il film Taxi Theran che vede Nasrin attrice, invitando anche la cittadinanza milanese a mobilitarsi in favore della tutela degli avvocati minacciati nel mondo.
La vicenda di Nasrin ferisce ognuno di noi come essere umano prima ancora che come avvocato e rappresenta la traccia da seguire, il cammino da percorrere, l’esempio da emulare.
Ma perché tutto questa avvenga, occorre innanzitutto che la storia sia resa nota e venga denunciata. A chi indossa la toga, ai colleghi e alla cittadinanza.
E’ inoltre necessario che le mobilitazioni e le proteste contro simili aggressioni prendano le mosse dall’avvocatura, ma siano corali e coinvolgano le istituzioni, gli enti governativi e sovranazionali, le autorità diplomatiche, i mondi economici e la società civile tutta.
Occorre infine una risposta “globale” determinata e soprattutto coraggiosa che faccia delle differenze dei singoli punti di forza nell’azione comune di riaffermare la supremazia dello Stato di diritto e dell’ufficio del difensore sul regime della paura e del sopruso.
Perché il 24 gennaio sia ogni giorno dell’anno, per tutte le Nasrin dell’Iran, per tutte le Nasrindel mondo.