Febbraio 2013. Il giorno esatto non lo ricordo. Faceva freddo, quello lo ricordo bene. Mi vennero comunicati gli esiti delle elezioni del CPO.
L’emozione fu grande, il timore di non essere all’altezza di quella carica altrettanto. 11 marzo: insediamento del Comitato. Conobbi tutti i componenti, alcuni per me poco noti, altri già compagni di altre diverse avventure. Furono eletti per acclamazione la Presidente Ilaria Li Vigni, la Vicepresidente Cristina Bellini e il Segretario Corrado Blandini. Eh sì, perché per la prima volta nella storia dei comitati pari opportunità gli uomini si candidarono e vennero eletti, Giustamente! Senza uno sguardo anche maschile non penso si possa adeguatamente parlare di pari opportunità.
Prese avvio in quella data un nuovo cammino, non trovo altro termine per definirlo, percorso con passione e dedizione da tutti i membri del comitato.
Quello che feci con il Comitato o che il Comitato fece per l’avvocatura ambrosiana, sono certa verrà narrato da altri in modo più completo di quanto possa fare io.
Ciò che mi piacerebbe invece trasferire con questo breve scritto è quello che il Comitato fece per me.
Avevo dalla mia qualche sparuta idea, confusa e disordinata, e molta voglia di renderla concreta a favore delle colleghe e contro ogni forma di discriminazione, non solo di genere.
Nel Comitato ho trovato avvocate e avvocati in grado di mettersi in gioco, confrontarsi, impegnarsi, discutere, anche litigare, guidare, orientare e soprattutto “fare”.
Le commissioni del Comitato sono state valido strumento di collaborazione e le sedute cruciale appuntamento per deliberare i progetti avviati.
Da ognuno ho imparato qualcosa, nessuno si è risparmiato, tutti hanno dato il proprio importante contributo a favore dei colleghi e della cittadinanza.
Proprio grazie all’esperienza in CPO ho maturato la convinzione che l’avvocatura negli organismi di rappresentanza forense debba spendersi per i colleghi da un lato e per la cittadinanza dall’altro, in nome della funzione sociale che è chiamata a svolgere, anche (e non solo) dalla legge professionale.
È questo lo spirito che ha animato la mia esperienza e questo penso debba rimanere il faro che guida ugualmente le future iniziative. Ciò anche grazie all’ausilio di reti e sinergie sempre più strette e proficue.
È stato un onore far parte del Comitato e sono certa di aver ricevuto da quell’esperienza molto di più quello che ho tentato di offrire col mio impegno e i miei contributi.
Grazie dunque al Comitato, al Consiglio dell’Ordine con il quale ho imparato ad interfacciarmi proprio a seguito dei progetti nati in seno al CPO, grazie ad ogni singolo componente e grazie a tutte le colleghe e a tutti i colleghi che ho conosciuto perché al CPO si sono avvicinati, per chiedere informazioni, per fare proposte e, perché no, anche per sollevare critiche che in alcuni casi hanno costituito spunto per avviare nuove attività. E grazie a ogni singolo cittadino che col CPO è entrato in contatto anche per poco, perché ha comunque lasciato un segno, un seme su cui lavorare.
Ricordo ancora una scolaresca che in occasione di un evento contro la violenza sulle donne si è fermata per strada, al gazebo allestito dal Comitato, chiedendo informazioni e invitando gli avvocati ad occuparsi della prevenzione di condotte violente e della legalità nelle scuole.
Sfide da raccogliere e semi da far germogliare, ora come allora, per il futuro dell’avvocatura tutta e di un paese migliore.