UN COMITATO IN OGNI ORDINE DEGLI AVVOCATI PER DARE PIÙ FORZA AI DIRITTI UMANI. OVUNQUE
«Dove iniziano i diritti umani universali? In piccoli posti vicino casa, così vicini e così piccoli che essi non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. Ma essi sono il mondo di ogni singola persona; il quartiere dove si vive, la scuola frequentata, la fabbrica, fattoria o ufficio dove si lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cercano uguale giustizia, uguali opportunità, eguale dignità senza discriminazioni. Se questi diritti non hanno significato lì, hanno poco significato da altre parti. In assenza di interventi organizzati di cittadini per sostenere chi è vicino alla loro casa, guarderemo invano al progresso nel mondo più vasto. Quindi noi crediamo che il destino dei diritti umani è nelle mani di tutti i cittadini in tutte le nostre comunità».
(Eleanor Roosevelt, In Your Hands, 1958).
- Dietro il sipario della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948 vi è Eleanor Roosevelt, che fortemente si impegnò per ottenerne la ratifica e sostenerla negli anni.
Parole semplici a supporto e tutela di diritti diffusi e poveri “nelle mani” dei cittadini. Ed infatti, i diritti fondamentali sono sì diritti deboli e poveri, ma non sono solo dei deboli e dei poveri, sono piuttosto diritti di ciascuno di noi a garanzia dei quali – insegna Guido Alpa citando Pier Paolo Portinaro – è necessario «un ceto di giuristi competenti, determinati e imparziali». - Sessant’anni dopo le parole di Eleanor Roosevelt, un’altra donna buca la scena dei diritti umani, strappando la vita di suo figlio ai veleni del piombo di una fonderia, promuovendo una class action e mettendo in salvo una intera comunità a Mombasa. È Phyllis Omido, keniota, premiata per tali azioni con il Goldman Environmental Prize nel 2015, considerato una sorta di Nobel per i Diritti Umani.
Phyllis, ospite dell’incontro “Diritti senza Confini”, organizzato dal CNF nel giugno 2018, ha dichiarato che senza avvocati non ce l’avrebbe mai fatta: «senza la conoscenza degli strumenti giuridici disponibili non saremmo riusciti a cogliere la vittoria».
Il ruolo sociale dell’avvocatura viene chiamato in causa prepotentemente nella tutela dei diritti umani: dove vi è violazione di un diritto vi è un avvocato. E se la violazione riguarda un diritto fondamentale, l’avvocato dovrà essere ancora più “attrezzato”, pronto e coraggioso.
È la legge professionale che all’art. 1 richiama la specificità della funzione difensiva e la primaria rilevanza giuridica e sociale dei diritti alla cui tutela essa è preposta. A questi principi l’avvocatura deve ispirarsi e la collettività affidarsi.
Dai quattro pilastri dei diritti fondamentali previsti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza) si parte per assistere nel tempo a una evoluzione sempre più complessa e “moderna” del concetto di diritti umani.
E se le prime codificazioni rispondevano all’esigenza di tutelare il cittadino dalle ingerenze dello Stato, garantendo la partecipazione di ogni individuo alla vita e alle decisioni politiche (diritti civili e politici), i diritti di seconda generazione attengono invece alla sfera sociale, economica e culturale (si pensi al diritto al lavoro, all’educazione, all’assistenza sociale e al diritto di associazione).
Di terza generazione vengono infine definiti i diritti umani che riguardano collettività e solidarietà sociale, che proteggono categorie o contesti fragili e vulnerabili come donne vittime di violenza, bambini, LGBTI, migranti e ambiente. - La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, benché strumento giuridicamente non vincolante, ha svolto e svolge un imprescindibile ruolo morale e di indirizzo per tutte le Carte del globo che si sono susseguite nel tempo. Carte internazionali, regionali e costituzionali che, prendendo a modello la prima Dichiarazione, hanno affrontato e disciplinato la categoria dei diritti umani. Gli Stati appartenenti al Consiglio d’Europa, in questa prospettiva, hanno sottoscritto nel 1950 la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nella convinzione appunto che uno dei mezzi per realizzare l’unione più stretta fra i membri fosse la salvaguardia e lo sviluppo dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Nel 1959 è stata istituita la Corte europea dei diritti dell’uomo che si occupa, come è noto, di garantire il rispetto e l’applicazione dei principi della Convenzione. L’avvocato difensore dei diritti umani su questa piattaforma opera, si muove, agisce, combatte. Sentinella degli ultimi, garante dei vulnerabili. E proprio perché la categoria dei diritti umani è sempre in trasformazione, così come sono in mutamento i mezzi di tutela, l’avvocatura ha una responsabilità imprescindibile e fondamentale. Occorre creare e diffondere a tutti i livelli la cultura dei diritti fondamentali nei suoi molteplici aspetti: storici, filosofici, politici e giuridici. L’avvocatura deve avere un ruolo protagonista in questo cammino, deve guidarlo ed orientarlo. Sotto questo profilo il condivisibile dibattito sulla costituzionalizzazione dell’avvocatura acquista ancora maggiore pregnanza. Dal combinato disposto degli artt. 2 e 3 della Carta Costituzionale emerge inequivocabilmente la salvaguardia suprema dei diritti inviolabili dell’uomo e del principio di uguaglianza, baluardi dei diritti umani la cui tutela in caso di violazioni, giusto il principio sancito dall’art. 24 Cost., è demandata all’avvocatura. Ma come diffondere tra gli avvocati e tra i cittadini la cultura dei diritti umani?
- Il Comitato dei Diritti Umani (CDU) istituito presso l’Ordine degli Avvocati di Milano (1), anche su impulso dell’analogo Comitato costituito in seno al CNF, appare uno strumento prezioso che dal 2016 affianca l’attività della Commissione Rapporti internazionali, da tempo sensibile alla collaborazione tra avvocature di diversi paesi sul tema dei diritti umani, nella consapevolezza che essi sono la condizione per l’effettività di tutti i diritti. Il CDU di Milano intende incoraggiare il nuovo ruolo (costituzionale) dell’avvocatura sulla materia dei diritti fondamentali, perseguendo diversi obiettivi: – promuovere il rispetto e la tutela dei diritti umani attraverso corsi ed eventi formativi al fine di sensibilizzare gli iscritti riguardo alla normativa italiana, europea e internazionale e agli strumenti processuali di tutela dei diritti stessi; (1) Il CDU è attualmente composto dagli avvocati Pietro Traini e Silvia Belloni (consiglieri dell’Ordine, coordinatori del Comitato), Massimo Audisio, Fiammetta Capecchi, Valentina Casella, Grazia Cesaro, Roberta Clerici, Mattia Ferrero, Ilaria Li Vigni, Alessandro Osnato, Paola Regina, Gianni Roj, Salvatore Zannino. – sostenere le politiche pubbliche su questioni legali e sociali indirizzate a ottenere il pieno riconoscimento della difesa dei diritti umani; – organizzare un capillare lavoro di rete con istituzioni, enti e associazioni che si occupino della difesa dei diritti umani; – coordinare la propria attività con altri CDU istituiti presso altri ordini circondariali, internazionali e con il CDU presso il CNF; – promuovere eventi di formazione e sensibilizzazione per la cittadinanza sul tema; – sostenere i difensori dei diritti umani perseguitati e minacciati nel mondo, attraverso la partecipazione ad osservatori degli avvocati in pericolo.
- In linea con questi obiettivi, il CDU di Milano ha avviato la propria attività stringendo una forte alleanza con il Festival dei Diritti Umani e organizzando nel gennaio 2017 un convegno sulla violazione dei diritti umani in Egitto, a un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni, mentre molti cittadini egiziani, e tra loro anche avvocati, subivano (e subiscono tuttora) intimidazioni, carcerazioni e violenze. Si è anche approfondita la situazione in Turchia e in altri territori a rischio, dove la violazione dei diritti umani è all’ordine del giorno e molti avvocati sono incarcerati e rischiano la vita (senza dimenticare l’omicidio in strada di Tahir Elci, presidente dell’Ordine degli avvocati di Diyarbakir, nella regione a maggioranza curda del paese e curdo anche lui, vittima nel novembre 2015 del fuoco incrociato fra polizia e “terroristi”, in circostanze mai del tutto chiarite). Sono stati svolti seminari ed eventi formativi sui crimini d’odio in collaborazione anche con OCSE/ODIHR, diretti sia agli avvocati sia (per le ragioni sopra accennate) alle associazioni e ai rappresentanti della società civile. Lo scorso marzo, ancora una volta in sinergia con il Festival dei Diritti Umani e altre associazioni, l’avvocatura milanese insieme con i medici si è impegnata in un dibattito pubblico in materia di diritto ambientale e prevenzione dell’inquinamento. Il Consiglio dell’Ordine di Milano ha voluto inoltre essere presente nell’aprile 2017 a Sousse, raccogliendo con 2mila avvocati, 400 dei quali italiani, l’appello degli avvocati tunisini per riaprire l’Hotel Imperial, teatro del massacro terroristico del 2015. L’iniziativa “Progetto Imperial” che ne è nata, è proseguita nel giugno 2018 ad Hammamet, con una serie di convegni in tema diritti umani, immigrazione e questione libica, ai quali pure la delegazione ambrosiana ha partecipato. “Imprese e Compliance ai diritti umani” è il più recente impegno del CDU, in sintonia con il ciclo di seminari organizzati nel Paese dal CNF in collaborazione con gli Ordini, sfociato in diverse attività formative e nel convegno del 19 aprile 2018 a Milano. Il corso professionalizzante sul “Diritto degli stranieri 2018”, infine, in collaborazione con l’Università di Milano, la Camera penale e l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, si è appena concluso dopo lo svolgimento di otto moduli interdisciplinari sull’arco di due mesi, con l’intervento di avvocati, magistrati e professori ordinari.
- Queste le azioni positive del CDU di Milano. Ma agire da soli non basta; per realizzare la miglior tutela dei diritti umani occorre che l’avvocatura tutta si metta in gioco e si organizzi in rete per sostenere e difendere i diritti fondamentali a livello nazionale ed internazionale. Appare a tal fine indispensabile istituire presso ogni Consiglio dell’Ordine un CDU eletto con regolamento approvato dal Consiglio dell’Ordine, analogamente a quanto avviene per il CPO, il Comitato Pari opportunità la cui istituzione è prevista dalla legge professionale. Dal ruolo sociale dell’avvocatura, una volta assurto a rango costituzionale, deriva la necessità di istituzionalizzare presso i Consigli dell’Ordine il Cdu per la tutela dei diritti fondamentali, la formazione permanente e specializzata degli iscritti e la sensibilizzazione della collettività su questi temi. La disciplina in parte si sovrappone, per ratio e finalità, anche ai principi sanciti dall’art. 30 della legge professionale che, in nome del ruolo sociale dell’avvocatura, impone la costituzione dello sportello del Cittadino. Si propone dunque la modifica dell’art. 25 l.p.f. 247/2012 mediante l’introduzione del comma 5, così formulato: «Presso ogni Consiglio dell’Ordine è costituito un Comitato Diritti Umani, eletto secondo le modalità stabilite con regolamento approvato dal Consiglio dell’Ordine». In questo modo si realizza il monito di Eleanor Roosevelt, e le mani dei cittadini che invocano «uguale giustizia, uguali opportunità e uguale dignità senza discriminazioni» incontrano (in your hands) le mani competenti e forti dell’avvocato difensore dei diritti umani. Solo in questo modo l’avvocatura potrà attivamente contribuire a costruire una società nuova, libera dalla cultura dell’odio, della violenza e delle discriminazioni, che non lasci indietro nessuno e che tuteli gli indifesi.
Silvia Belloni