(Silvia Belloni, presidente Rea – Reagire alla violenza) – Immagine Getty Images
Ci sono periodi dell’anno in cui le ferite bruciano di più. Sono i momenti “forti”, quelli delle feste. E niente è più festa del Natale. Lo vediamo già da giorni attorno a noi, le luci per strada, le vetrine addobbate, la pubblicità martellante con fuochi accesi e abbracci enormi. Il Natale è la festa dei bambini per antonomasia. Ma non per tutti. Non per i bambini e le bambine allontanati forzatamente dai genitori, quasi sempre la madre, quando considerati alienanti, ostativi, simbiotici, insomma quando un genitore è reputato responsabile della mancata relazione con l’altro.
Minorenni spesso privati di molte libertà e di molte relazioni essenziali. Ora immaginate Carla, una bambina di otto anni ancora in attesa di poter rivedere la sua mamma; immaginate Filippo, affetto da epilessia, che non vede la mamma da più di un anno; immaginate Andrea e Bernardo, che non vedono la mamma da febbraio 2021; immaginate Roberta, che vede la mamma solo in videochiamata da mesi. Sono nomi di fantasia, ma le storie sono vere.
Sono una avvocata, so che dietro ogni allontanamento c’è un lavoro, un atto processuale, un giudizio, ma non succede a nessuno, neanche a chi è recluso di essere costretto a recidere così violentemente ogni legame. I detenuti, infatti, giustamente grazie ai permessi premio possono coltivare all’esterno delle mura carcerarie interessi affettivi, culturali e di lavoro.
Per questo Rea, la neonata associazione contro la violenza sulle donne e i bambini, in attesa di avviare un censimento dei casi dei minori allontanati forzatamente dai genitori e delle responsabilità conseguenti, si rivolge ai Garanti locali e nazionali dell’infanzia e della adolescenza nonché dei detenuti, al ministro della Giustizia Carlo Nordio, alla ministra per la famiglia, la natalità e le Pari opportunità Eugenia Maria Roccella affinché in occasione dell’ormai vicinissimo Natale bambine, bambini e genitori allontanati possano rivedersi e trascorrere del tempo insieme.
Non può esserci un tempo di festa con bambini privati forzatamente del sostegno e del calore delle relazioni più intime, non può esserci una zona d’ombra così grande in uno stato di diritto.